sabato 29 dicembre 2018

Gyan Mudra: Meditare Perseguendo la Chiarezza Mentale.

La Saggezza Orientale ci ha tramandato con i mudra un tesoro inestimabile che ciascuno di noi possiede tra le dita delle sue mani.

Secondo quanto riportato dalla tradizione orientale, la meditazione accompagnata dall'esecuzione di specifici mudra porta risultati tutt'altro che scontati. Per cominciare, vediamo che cos'è un mudra.

Un mudra è un gesto che si compie facendo assumere alle dita di una mano, o di entrambe le mani, una posizione specifica. Ciascuna delle posizioni che può assumere la mano, o le mani, ha il potenziale di attivare un particolare tipo di energia, adatta a precisi scopi evolutivi.

Nel nostro percorso cominciare a parlare dei mudra, significa familiarizzare con uno degli strumenti che in meditazione ci accompagnerà sempre, esattamente come l'attenzione al respiro, e la giusta postura, costituiscono i necessari preliminari per approcciarsi alla pratica.


Gyan Mudra, il mudra della chiarezza mentale
Uno dei mudra più conosciuti si esegue congiungendo il pollice e l'indice di ciascuna mano, formando un cerchio. 

Il suo nome è Gyan Mudra, e il suo effetto su di noi è quello di condurci alla chiarezza mentale, placando la confusione della mente, e riconducendola all'ordine, specie se siamo in un momento di confusione.

Il tipo di energia che possiamo riuscire a padroneggiare eseguendo questo mudra in meditazione, è di tipo mentale. 

Puoi provare a eseguire questo mudra ogni giorno, per una settimana, e vedere quali effetti riscontri, durante la pratica e nel corso della giornata. 

Ma prima di passare all'azione vediamo come i mudra riescano ad attivare i diversi tipi di energia all'interno del nostro corpo.


In che modo i mudra attivano specifici tipi di energia?


Per spiegare come avviene l'attivazione di specifici tipi di energia grazie all'esecuzione dei mudra, devo darti qualche informazione in più a proposito delle tue mani, e più in generale a proposito delle energie che fluiscono nel nostro corpo.


Le nostre mani contengono tutte le terminazioni dei principali canali di energia che scorrono all'interno del nostro organismo: i meridiani. 


Ciascuno di questi meridiani sovrintende a specifiche funzioni all'interno del nostro corpo.
La mobilità delle nostre dita, lo stato di salute delle nostre mani, la presenza di piccoli indolenzimenti in specifiche zone, o la sclerotizzazione delle articolazioni, hanno un significato energetico ben preciso: indicano un ristagno di energia lungo il percorso dei meridiani corrispondenti. Il flusso delle energie, in quegli specifici canali, non avviene liberamente.


L'esecuzione dei mudra, lentamente e pazientemente, riattiva la circolazione delle energie, e poco a poco libera i canali, con effetti vitalizzanti che possono rivelarsi sorprendenti. Un mudra eseguito al momento giusto può restituirci la carica che ci occorre per svolgere un determinato compito, non solo in meditazione.


Se, ad esempio, al culmine di una giornata lavorativa particolarmente stressante non riusciamo ad avere la chiarezza mentale che desideriamo, possiamo ricorrere a Gyan Mudra che ci aiuta a ristabilire un po' d'ordine tra i nostri pensieri. Come avviene questo?



Le dita della mano sono associate ai quattro elementi


Elemento aria, energia mentale
Per capire cosa avviene nelle nostre mani occorre fare una premessa. 

La tradizione orientale associa a ciascuna delle nostre dita uno dei quattro elementi: indice-aria, medio-fuoco, anulare-acqua, mignolo-terra. 

Inoltre, a ciascuno degli elementi è associata una funzione specifica: aria-energia mentale, fuoco-energia emotiva, acqua-energia vitale, terra-energia corporea. Al pollice è associato l'etere, o energia della consapevolezza. 


Unire il pollice con una qualsiasi delle dita significa attivare la nostra consapevolezza sull'energia specifica governata da quel dito. Gyan Mudra si esegue unendo il pollice con l'indice, quello che accade è che la nostra consapevolezza viene canalizzata sulle energie mentali, sulle quali esercita una funzione pacificatrice e ordinatrice.


Ed è per questo motivo che eseguire Gyan Mudra unendo pollice ed indice di entrambe le mani, ci consente di riacquistare il controllo della nostra mente. 


Qualche tempo fa, ti avevo parlato di Attenzione e Vigilanza, nell'articolo Meditare: Attenzione e Vigilanza Per Domare Il Caos Della Mente. Ecco, Gyan Mudra è uno stratagemma per aiutarti ad acquisire il controllo della tua mente. Mantenere ciascuna delle mani nella posizione di Gyan Mudra, durante la meditazione, ti aiuterà a raggiungere la chiarezza mentale, e acuirà la tua Attenzione e la tua Vigilanza. 

Lo sforzo vale il risultato, vedrai.



Eseguire Gyan Mudra le prime volte: difficoltà.

Gyan mudra, piccola variante facilitatrice
Eseguendo Gyan mudra la prima volta, potresti incontrare difficoltà a mantenere la posizione delle dita, o potresti sentire le mani contrarsi eccessivamente nello sforzo.

Può essere utile per mantenere la posizione, una piccola variante facilitatrice. Non occorre che il pollice e l'indice siano uniti tramite i polpastrelli, ma può essere sufficiente fare toccare le due falangette di pollice ed indice, col pollice sovrapposto all'indice, formando un cerchio leggermente più piccolo. 

Questo aiuta a limitare lo sforzo e non inficia l'effetto del mudra.


Un'altra difficoltà che puoi incontrare è legata al mantenimento della posizione delle mani per tutta la durata della pratica (almeno dieci minuti, al massimo trenta). Armati di pazienza, se incontri difficoltà significa che stai andando ad agire proprio sul problema, e la sua risoluzione richiede uno sforzo tanto più grande quanto più radicata è l'attitudine scorretta.

Incontrare difficoltà nell'esecuzione di Gyan Mudra significa incontrare difficoltà nell'ottenimento della chiarezza mentale. Quindi, se è faticoso mantenere il mudra nel tempo, quel tipo specifico di energie ha bisogno di un lavoro più grosso per essere portato a compimento. 



Gli altri nomi di Gyan Mudra


Una caratteristica di questo mudra è quella di avere altri due nomi, legati all'orientamento della mano nello spazio. Se la mano formando il mudra è rivolta verso l'alto, Gyan Mudra diventa Jnana Mudra. Se la mano è rivolta verso il basso Gyan Mudra diventa Chin Mudra.


Con la pratica potresti accorgerti che mantenere entrambe le mani rivolte verso il basso, in Chin Mudra, consente di ottenere chiarezza mentale per questioni strettamente personali, legati alla tua sfera individuale. Mentre, mantenere le mani entrambe rivolte verso l'alto in Jnana Mudra ti consente di ottenere chiarezza mentale su questioni più ampie, non strettamente personali o generalmente impersonali. 


Meditare con l'aiuto di Gyan MudraMeditare mantenendo il mudra rivolto verso il basso può aiutarti a comprendere il mondo dentro di te. Meditare mantenendo il mudra rivolto verso l'alto può aiutarti a comprendere il mondo fuori di te. 

La chiarezza mentale può essere declinata in questo modo a seconda delle proprie esigenze, scegliendo l'orientamento delle mani. 

Con la pratica ti accorgerai della differenza, specie se incomincerai ad osservare e sorvegliare i tuoi stessi pensieri, rimanendo quanto più possibile presente a te stesso, durante la meditazione, senza perderti nel flusso dei tuoi stessi pensieri.

I suggerimenti sulla postura da assumere durante la meditazione, li trovi nello scorso articolo, Meditare: La Giusta Postura Solleva l'Energia, insieme al suggerimento che ti ho dato per mantenere l'attenzione sul respiro. 

Gyan Mudra può darti un grosso aiuto per mantenere l'attenzione e la vigilanza.

Buona Pratica!

Un abbraccio.

Davide



Credit immagini Pixabay

sabato 22 dicembre 2018

Meditare: la Giusta Postura Solleva l'Energia

Mantenere la schiena dritta mentre si medita, migliora l'umore e aiuta l'energia del corpo a scorrere verso l'alto.

Giusta postura in meditazione, allineare le vertebre
Il segreto per una buona meditazione? 

Mantenere una buona postura. Sembrerà incredibile che una cosa data di così poco conto, possa avere un effetto così benefico.

In che modo il solo fatto di mantenere la schiena dritta, consente di migliorare sensibilmente il nostro umore e la nostra energia di base?

Tutto dipende dal modo in cui l'energia fluisce nel nostro organismo. Secondo la saggezza orientale, nel nostro corpo ci sono tre percorsi che l'energia compie per fluire dalla base della spina dorsale, il sacro, fino alla sommità del cranio, nella fontanella. 

Questi tre percorsi sono stati chiamati: Ida, Pingala e Sushumna; rispettivamente portatori delle energie di tipo Yin, Yang, e il terzo, che svolge una funzione equilibratrice, è verticale. Il percorso di queste energie è raffigurato nel caduceo di Mercurio, il simbolo dei medici e dei farmacisti.  Uno dei serpenti, quello con la testa che termina a destra del bastone , rappresenta Ida, l'altro serpente, quello con la testa che termina a sinistra, Pingala, e il bastone attorno cui si attorcigliano, Sushumna.




Tenere la schiena dritta libera il flusso delle energie



Bene, quando teniamo la schiena dritta e volgiamo lo sguardo davanti a noi, come se guardassimo l'orizzonte, il flusso delle energie non incontra ostacoli ed è libero di salire dalla base del nostro corpo, il sacro, fino alla sommità, il cranio. 

Questa cosa semplicissima ci fa stare bene. 

Ida, Pingala e Sushumna nel caduceo di Mercurio
Inoltre, ti puoi accorgere che guardando in sù, sempre tenendo la schiena dritta, puoi provare un sollievo anche maggiore. Questa postura può aiutarti a cambiare stato d'animo nell'arco di pochi minuti. 

Una cosa che ci caratterizza quando siamo di cattivo umore è il fatto di incurvare la schiena, e di guardare verso terra, più o meno all'altezza dei nostri piedi.

Non solo, quando siamo di cattivo umore non abbiamo alcuna voglia di guardare all'insù. Può sembrare una cosa da niente, ma semplicemente drizzare la schiena, e respirare profondamente guardando in alto, è risolutivo.  

Provare per credere.

La spiegazione di quanto avviene è legata al fatto che  le energie finalmente prendono la strada verso l'alto, non incontrando ostacoli, e da bloccate che erano più o meno all'altezza della tua pancia, del plesso solare, improvvisamente, drizzando la schiena, e respirando profondamente, schizzano verso la testa e ti fanno sentire meglio.



Le Energie se non incontrano ostacoli fluiscono liberamente verso l'alto.


Tenere la schiena dritta è un po' come togliere il tappo a Sushumna, il canale verticale. Le energie possono rapidamente risalire verso l'alto, facendoti stare subito meglio.

A questo punto, va da sé che la postura di meditazione, è un aspetto essenziale della pratica. Stare seduti con la schiena dritta è il primo passo avanti che si compie quando si comincia a praticare. 

Ti accorgerai che mantenere la schiena dritta potrebbe anche essere leggermente faticoso inizialmente. Può essere che il tono muscolare della tua schiena non sia dei migliori, o che tu risenta di qualche dolorino, magari nella zona lombare o all'altezza del torace. Sono fastidi che passano imparando a mantenere la schiena dritta, ma senza tensioni. 


Il mezzo loto, la posizione per meditare
È un po' come se le vertebre fossero ciascuna un disco forato, e tu dovessi semplicemente allineare i fori. Non serve che la schiena sia rigidamente dritta, serve piuttosto che sia dritta, ma in maniera rilassata, senza alcuno sforzo in più rispetto al necessario.

Se hai la possibilità comincia già da subito a fare l'esercizio di respirazione portando l'attenzione alla tua schiena. Puoi sempre utilizzare una sedia, e le indicazioni in questo caso le trovi nell'articolo Il Sentiero del Respiro Consapevole: la Meditazione Inizia Da Qui

Se al posto della sedia preferisci utilizzare un cuscinopuoi procedere così:

procurati un cuscino bello grosso, anche due se è necessario, e fai in modo di sederti a gambe incrociate su questo cuscino portandoti nella posizione del mezzo loto, (che vedi in figura) che semplicemente si esegue sistemandosi a gambe incrociate, portando uno dei due piedi sulla coscia dell'altra gamba.

Unica accortezza, il perineo dovrebbe trovarsi leggermente al di sopra della linea delle ginocchia. Questo accorgimento ti aiuta ad eliminare ogni sforzo di cui potrebbe risentire la regione lombare, e ti aiuta a mantenere la schiena dritta, senza sforzo, per tutta la durata della meditazione.


Meditare ascoltando il Suono del Respiro.

Meditare sul respiro può risultare un po' faticoso inizialmente, perché l'aria che fluisce nelle nostre narici, di solito, ha un suono quasi impercettibile, e riuscire a mantenere l'attenzione su quel suono per tutta la durata della respirazione può essere complicato.

C'è uno stratagemma che può tornare utile per riuscire a fissare l'attenzione sul respiro:

Provare a produrre un suono durante la respirazione. Vediamo come:

Quando inspiri fai in modo che l'aria in ingresso raschi leggermente la gola, come se potessi respirare da un foro posizionato al centro della stessa gola, direttamente da lì.  

In realtà non c'è nessun foro, ma la posizione che assumono i muscoli della tua gola durante il tentativo di respirare da quel foro, produce un suono leggermente raschiante, che, ricorda la risacca del mare mosso quando infrange le onde sulla spiaggia. 

L'effetto è ipnotico, specie se la respirazione viene eseguita lentamente, e può condurre al silenzio interiore e alla quiete dei pensieri in maniera estremamente efficace.



Iniziare a praticare, risvegliare le energie
Puoi iniziare subito a praticare. 

Scegli un momento della giornata (io mi trovo benissimo la sera prima di andare a dormire) da dedicare alla pratica, cercando di riservare a questa esperienza uno spazio tutto suo. 

Gli ostacoli che incontrerai inizialmente li ho descritti nello scorso articolo Meditare: Attenzione e Vigilanza Per Domare Il Caos Della Mente; il suono del respiro è un ottimo trucco per superarli. 

Puoi accendere una candela e fare una dedica prima di iniziare. Una di queste dediche, che mi ha aiutato spesso a risvegliarmi da situazioni difficili, è questa:



Presi nel sogno dell'ego
solo sofferenza.

Aderire a pensieri egocentrici
ecco il sogno.

Attimo per attimo, la vita com'è,
il solo maestro.

Essere solo quest'attimo,
la Via della Compassione. 


Se incontri difficoltà o vuoi qualche chiarimento, lascia pure un commento e ti risponderò prima possibile.

Un abbraccio e buona pratica! 


Davide

sabato 15 dicembre 2018

Meditare: Attenzione e Vigilanza Per Domare Il Caos Della Mente

Gli ostacoli per iniziare a meditare sono sempre gli stessi: distrazione, avversione, fastidio, confusione mentale, pensieri fluttuanti... come affrontarli?

Domare La Mente è Come Domare un Elefante

Nello scorso articolo Il Sentiero del Respiro Consapevole: la Meditazione Inizia Da Qui ti ho lanciato una prima sfida: provare a soffermarti sul tuo respiro per qualche minuto prestando attenzione alla respirazione, e chiedendoti di contare la durata dell'inspirazione e dell'espirazione. 

Nel mettere in pratica queste istruzioni forse avrai già incontrato delle difficoltà. Eh sì, perché la nostra mente all'inizio non ne vuole proprio sapere di fermarsi dal suo continuo parlottio e caos interiore, e familiarizzare con una condizione di attenzione e di calma.

La mente si comporta come una scimmia selvaggia sempre pronta a saltare di palo in frasca, senza alcuna connessione logica. Questo è il primo ostacolo che incontra chi medita. In Oriente, dove sulla meditazione e sulla padronanza della Mente la sanno lunga, descrivono questo stadio della pratica con una situazione topica: 

Un pover'uomo che con l'aiuto di una corda e di un uncino deve cercare di domare un Elefante selvaggio che segue solo quello che gli dice la sua amica scimmia, altrettanto selvaggia e intrattabile.

Questa situazione è la metafora che ogni praticante incontra sul suo sentiero quando incomincia a meditare. Il senso nascosto è questo: l'uomo che cerca di domare l'Elefante è colui che pratica, la corda e l'uncino rappresentano, rispettivamente, l'Attenzione e la Vigilanza, gli unici strumenti utili di cui ognuno di noi dispone, all'inizio, per domare la Mente. L'Elefante selvaggio è la Mente, guidato dalla scimmietta irrequieta, i nostri pensieri caotici e fluttuanti.



L'Attenzione: lo Stratagemma Che Doma la Mente 



L'Attenzione è la Nostra Corda
Come si fa a domare il caos della Mente? Con uno stratagemma, chiamando in causa l'unica cosa che può avere presa su di lei, perché gerarchicamente la supera: la Volontà

L'Attenzione è una forma di Volontà, ed è la capacità innata che ogni essere senziente ha, di esercitare la propria consapevolezza su un oggetto della percezione. Ad esempio un suono, un'immagine, un profumo, un sapore, un'esperienza, qualsiasi cosa ricada sotto i suoi sensi.

L'Attenzione viene rappresentata con una corda perché in qualche modo grazie ad essa riusciamo a legare la nostra Mente all'Osservazione di qualcosa decisa da noi, per un certo periodo di tempo, anch'esso deciso da noi. Fare questo significa cominciare a prendere il controllo della nostra Mente, e legarla alla nostra Volontà.

Certo, inizialmente non riusciremo a legarla stretta, l'Elefante selvaggio è pur sempre un elefante! Ma, poco a poco, migliorerà la presa che riusciremo ad avere su di lei. Nel caso dell'esercizio che ti ho proposto nello scorso articolo, la corda dell'Attenzione si rivolge semplicemente al tuo stesso respiro, e si orienta in modo tale da seguirne l'evoluzione nel tempo, con le sue singole fasi: l'inspirazione, il momento in cui il flusso si inverte e incomincia l'espirazione, l'espirazione stessa, e il momento in cui il flusso si inverte e ricomincia l'inspirazione.

Se hai seguito con la giusta Attenzione questo semplice esercizio, ti sarai accorto di quel breve istante in cui l'inspirazione si volge in espirazione, e in cui l'espirazione si volge in inspirazione. Per quanto possa sembrare strano, di solito siamo completamente inconsapevoli di quel breve istante di vuoto che si crea tra le due fasi della respirazione. Accorgersene significa avere già cominciato a fare un uso corretto della nostra Attenzione.

L'Attenzione è sostanzialmente un Atto di Volontà. È attraverso la nostra Volontà che siamo in grado di esercitare l'Attenzione. All'inizio del sentiero della pratica la nostra Volontà è come un muscolo poco allenato. Con la pratica questo muscolo diventa sempre più potente e la sua sfera d'influenza diventa sempre più ampia. 

Addestrarci all'Attenzione con la Meditazione, è una strada per aumentare la nostra Volontà. 



La Vigilanza: la Capacità di Non Farsi Travolgere Dai Propri Pensieri

Vigilanza: la Capacità di Agganciare la Mente
Accade sempre quando si pratica. Prima o poi ci si distrae e ci si trova immersi in un flusso incontrollato di pensieri. Ma, Attenzione! Già il fatto di accorgersene è importantissimo, perché significa che ci siamo risvegliati da quel flusso e siamo ritornati a noi stessi.

Vigilanza significa rendersi conto di quanto siamo preda della meccanicità dei nostri pensieri, del loro avere "vita propria", e della nostra pressoché completa incapacità, almeno inizialmente, di padroneggiarli.

E allora l'uncino dell'uomo che vuole domare l'Elefante è simbolo del dolore che prova l'Elefante quando viene uncinato. Lo stesso lieve dolore, sottile frustrazione, che proviamo quando ci risvegliamo, e ci accorgiamo di non riuscire a sostenere nel tempo l'esercizio che ci siamo ripromessi di svolgere. 

Niente di male, ciò che conta, e questo sarà vero anche dopo anni di pratica, è ritornare tutte le volte al compito che ci siamo prefissi, continuando ad esercitare la giusta Attenzione. Questa Vigilanza ci aiuta a proseguire sul sentiero della Meditazione con maggiore Consapevolezza. 

Domare la Mente è un gioco di strategia, e ci vuole metodo e pazienza.

Incominciare con un esercizio semplice come quello dell'Osservazione del Respiro da seduti, è uno degli innumerevoli modi con cui iniziare la scalata. Cosa ci sta in cima? Lo sviluppo dei nostri poteri latenti. La nostra Mente ha in serbo innumerevoli possibilità una volta soggiogata alla nostra Volontà. Domare la Mente significa avere a disposizione una ricchezza ed una potenza da elefante, che ci può proiettare verso le realizzazioni più importanti, sia della vita spirituale che in quella di tutti i giorni.


Se sei arrivato fin qui grazie per la tua Attenzione! 
Buona pratica e alla prossima settimana!

Un saluto!


Davide 


p.s.: se pensi che questo articolo può interessare i tuoi amici, follower, o contatti, ti va' di condividerlo? Mi aiuteresti a crescere... Grazie! 😉

sabato 8 dicembre 2018

Il Sentiero del Respiro Consapevole: la Meditazione Inizia Da Qui

Diventare consapevoli del proprio respiro è il primo passo per chi vuole meditare.  

Consapevolezza del RespiroDiversi anni fa, uno dei primi libri che ho letto sull'importanza del respiro ebbe su di me un impatto fortissimo; tanto che non ho più dimenticato questa storia. 

Sembra che Siddharta Gautama, quel giovane principe che passò alla storia sotto il nome di Buddha, l'Illuminato, semplicemente sedendo sotto un albero, assorto nella osservazione del suo respiro, si illuminò...

Semplicemente osservando il respiro, capisci? Qualcosa non mi tornava... il gesto più spontaneo, automatico ed inconsapevole che compi in ogni istante della tua esistenza, poteva proiettarti al gradino più alto delle esperienze spirituali. Doveva esserci qualcosa di cui non mi ero accorto...

Così cominciò la mia ricerca. Volevo saperne di più. Leggendo qua e là, consumando pagine e pagine di libri, tra annotazioni e sottolineature, ho scoperto che la potenza del respiro è così totale che può modificarti radicalmente, aiutandoti a superare pressoché qualsiasi problema di salute, e a raggiungere i più alti gradi di concentrazione. 

Inoltre, l'atto del respiro è così potente da consentirti di cancellare le tracce energetiche dei tuoi ricordi peggiori, e di recuperare l'energia che hai lasciato dispersa nei tuoi momenti migliori. Non hai la possibilità di modificare il passato, ma il respiro consapevole può aiutarti a spazzare via le tracce delle esperienze mal digerite, o di recuperare l'emozione e l'energia legate ai sentimenti più belli che hai provato. 

Ogni volta che inspiri ed espiri profondamente, qualcosa cambia subito in te. Come una sorta di fiducia recuperata; nella vita, nella tua storia, nelle opportunità che ancora hai la possibilità di cogliere, dando un senso diverso alle cose. 

Il nostro viaggio, a quanto sappiamo, inizia e si conclude con il respiro, ed in mezzo ci sono innumerevoli sfumature di esperienza, che abbiamo il compito di cogliere. Anche la  Meditazione, per essere vissuta in tutta la sua profondità, ha bisogno di una buona respirazione, e allora è questo il primo passo da compiere per avventurarci sul Sentiero della Conoscenza.



Diventare Consapevoli Del Respiro. Estroverso o Introverso?

Estroverso o Introverso?
Una delle prime cose che puoi scoprire su te stesso grazie al respiro è riconoscere se sei più estroverso o introverso. Semplicemente osservando la durata dei due atti in cui si divide la tua respirazione: l'inspirazione e l'espirazione. 

Secondo quanto affermano i maestri di Ci Kung, una inspirazione più lunga di una espirazione, rende Yang, attivi ed estroversi, perché contrae tutti gli organi interni, mentre una maggior durata dell'espirazione, rende Yin, ricettivo ed introverso, perché rilassa tutto il corpo.

Il fatto di avere una inspirazione di durata più lunga, ti rende più sensibile agli stimoli e sensazioni che provengono dal mondo esterno. È un po' come se, inspirando più a lungo, ti volessi riempire di tutte le impressioni provenienti dal di fuori. In questo modo, si crea un legame più intenso con ciò che accade intorno a te. Quindi, sei anche più legato agli eventi, alle tradizioni e alle abitudini della collettività cui appartieni.

Viceversa, una espirazione più lunga ti distacca dal mondo esterno, ti rende più indipendente da esso. Al limite, stare in apnea, significa proprio interrompere il contatto con ciò che sta fuori, rimanendo solo con te stesso. Allungare la durata dell'espirazione può aiutarti a sviluppare autonomia e sicurezza in te stesso.


E tu? Estroverso o introverso? Un'esperienza pratica per scoprirlo.

Respirare seduti, una esperienza
Avere consapevolezza dell'inspirazione e della espirazione ti può aiutare a ristabilire un equilibrio tra queste due fasi della respirazione.

Per renderti subito conto se sei più introverso o più estroverso, puoi procedere in questo modo:
  1. Prenditi qualche minuto di tempo, senza fonti di disturbo, come smartphone, TV, stereo o altro.
  2. Siediti su una sedia con la schiena dritta, senza appoggiarti allo schienale, facendo attenzione a non mantenere tensioni. 
  3. Distacca le gambe l'una dall'altra, piegando le ginocchia a 90° divaricando i talloni più o meno alla stessa distanza delle spalle. 
  4. Appoggia le mani con i palmi aperti e le dita chiuse sulle ginocchia.
  5. Chiudi gli occhi e comincia a respirare nella maniera che ti viene più naturale.
  6. Conta nella tua mente quanti secondi dura la tua inspirazione e quanti secondi dura la tua espirazione.
Una volta trascorso qualche minuto a contare, ti riuscirà facile accorgerti se la tua inspirazione, e la tua espirazione, sono fra loro abbastanza differenti o se, invece, sono pressoché uguali. 

Come ti ho detto, una inspirazione più lunga significa essere maggiormente estroverso, una espirazione più lunga significa, invece, essere più introverso. Una respirazione con inspirazione ed espirazione di pari durata, significa avere di base un buon equilibrio tra questi due aspetti del carattere.

Con il tempo e con la pratica, si può imparare a riequilibrare la durata dell'inspirazione e della espirazione, sforzandosi di rendere la loro durata simile. Come farlo? Ad esempio aggiungendo all'esercizio che ti ho appena descritto, lo sforzo di contare uno stesso numero di secondi per l'una e l'altra fase della respirazione.

Con la pratica ti accorgi che il tuo corpo sa da solo come deve respirare, ma nel caso in cui riscontrassi grosse differenze, può essere utile aggiustare il tiro imparando a respirare correttamente, riequilibrando gli eccessi.


La Respirazione Vegetativa: Rilassante, Energizzante e Curativa

Respirare profondamente
Ti sarà capitato di passeggiare in montagna e spontaneamente cominciare a respirare a pieni polmoni quell'aria buona e profumata, quell'aria che ad ogni respiro ti faceva sentire meglio. Una carica di energia, messa a disposizione gratuitamente dall'Universo, per farti stare bene. 

Ora ti metto in una situazione completamente diversa. Sei seduto in una sala d'aspetto o in ufficio, con la luce artificiale accesa e qualche apparecchiatura elettronica a saturare l'aria di elettricità. 

Probabilmente non starai respirando allo stesso modo. Forse starai quasi in apnea, prendendo giusto quel tanto di aria che ti serve per funzionare. Un po' come accendere la macchina e posizionarsi sul minimo consumo di carburante.

Adesso, ti metto in una terza situazione. Sei in palestra, o in piscina, o comunque stai facendo sport, e vuoi o non vuoi, per sostenere lo sforzo fisico stai respirando a pieni polmoni anche se forse la qualità dell'aria non è la migliore possibile.

Riuscire a respirare profondamente nella vita di tutti i giorni non è sempre una abitudine.
Il modo migliore per rilassarsi, energizzarsi e perfino curarsi è imparare a respirare profondamente, e tra tutte le respirazioni che puoi compiere, partire dalla respirazione vegetativa

Si chiama respirazione vegetativa perché alimenta le funzioni vitali di base del nostro corpo, le funzioni neuro-vegetative, appunto, quelle più essenziali, come il metabolismo, la circolazione, la digestione, e tutto ciò che normalmente nel nostro corpo va avanti benissimo da sé, senza un nostro intervento diretto.


Come si svolge la Respirazione Vegetativa? 


La Respirazione Vegetativa migliora le funzioni vitali
Nella stessa posizione di prima, nell'esercizio descritto poco più sopra, prova a concentrarti su un punto che si trova al di sotto del tuo ombelico, ad una profondità di tre dita. 

Questo punto, in Oriente prende nome di Tan Tian, ed è il centro ideale del nostro corpo.

Una volta fissata l'attenzione sul Tan Tian respira lentamente e con calma, con la bocca chiusa, e se vuoi anche con gli occhi chiusi, riempiendo di aria i polmoni, comprimendo il più possibile il diaframma e gonfiando la pancia, come se avessi un palloncino nel basso ventre e dovessi gonfiarlo il più possibile. Finita l'inspirazione sgonfia la pancia espirando completamente, sgonfiando tutto il palloncino, e facendo risalire il diaframma fino alla posizione iniziale di riposo. Ripeti questo esercizio per una decina di minuti. 

Questa che ti ho descritto è una prima semplice pratica di respiro consapevole.

All'inizio potresti avvertire un senso di soffocamento, perché manca l'abitudine naturale a spingere a fondo il diaframma e riempire completamente di aria i polmoni. Questa ginnastica alternata del diaframma lo tonifica, lo rende elastico e sviluppa il torace. Anche gli intestini grazie a questa respirazione si ammorbidiscono, e la circolazione sanguigna locale migliora.

Se la respirazione vegetativa causa un senso di soffocamento, repulsione, mancanza di appetito o digestione difficile, può significare che sta portando alla luce scompensi o malattie già presenti, ed in questo caso bisogna aspettare e lasciare che i fastidi facciano il loro corso. 

Potrebbe anche significare che la respirazione non viene eseguita correttamente, magari perché effettuata troppo rapidamente o in maniera forzata. In tal caso, puoi fermarti e bere a sorsi un bicchiere d'acqua, camminando avanti e indietro per scaricare la tensione.


Cosa puoi ottenere grazie alla Respirazione Vegetativa?


Benefici della Respirazione Vegetativa
Davvero tante cose importanti. innanzitutto puoi mobilizzare il diaframma e aumentare l'apporto di aria ad ogni respiro: questo significa più energia vitale a tua disposizione, sempre. 

Puoi regolare la pressione alta, risolvere la stitichezza, eliminare l'insonnia, superare il nervosismo, eliminare la gastrite, la colite e le infiammazioni intestinali.

Grazie ad una migliore ossigenazione è possibile superare gli effetti nocivi di emozioni spiacevoli come dolori, paure, arrabbiature, ma anche gli effetti destabilizzanti di passioni e gioie intense. Tutti gli stati psichici alterano la composizione del nostro sangue. Ossigenarlo bene, respiro dopo respiro, lo ripulisce. 

Un aspetto importante della pratica sul respiro consapevole, è la sua capacità di calmare la Mente, facendo cessare il rumore dei nostri pensieri, attenuando le emozioni e le passioni, a vantaggio della calma, della quiete e dell'obiettività. 

Quanto detto fino a questo momento è indispensabile per imparare a meditare profondamente. Il respiro consapevole è uno strumento che ci accompagnerà sempre lungo i Sentieri di Conoscenza che percorreremo insieme. 

Ogni minuto della giornata che dedicherai alla respirazione consapevole ti tornerà utile lungo il nostro percorso. Uno dei vantaggi più grandi di questa pratica è che la puoi portare dovunque vai, perché in questo caso tutto ciò che ti serve ce l'hai sempre con te.


Grazie per la tua attenzione.
Un saluto e alla prossima settimana!

Davide


p.s. Se pensi che questo articolo ti è stato d'aiuto, o potrebbe interessare anche qualcun'altro, puoi aiutarmi a farlo girare un po' condividendolo sul tuo social preferito? 😉

sabato 1 dicembre 2018

Chi può percorrere il Sentiero della Conoscenza?

Siamo tutti sul Sentiero della Conoscenza. Ma non tutti ne siamo Consapevoli, né vi prestiamo la giusta Attenzione.


Sentiero della Conoscenza
Ognuno di noi è il protagonista della sua vita.

Certamente puoi dire di aver imparato qualcosa, o molte cose, durante i giorni che hai vissuto. Sicuramente sei anche tu un maestro; di una virtù, di una qualità, di un talento, persino di un difetto.

Le esperienze che hai vissuto costituiscono la tua più grande ricchezza, perché è il percorso che la Vita ti ha dato la possibilità di fare, e dal quale, vuoi o non vuoi, sei stato costretto ad imparare.

La Vita è generosa. Ti offre sempre molte opportunità prima di fare tuo uno dei suoi insegnamenti. Lo fa con pazienza, senza fretta. La vita non ti stressa. E se anche fatichi a capire il messaggio che vuole darti, con le esperienze che ti capitano, puoi stare certo che prima o dopo la lezione la capisci.
Quando riesci a prestare la giusta Attenzione a ciò che ti capita, quando riesci a cogliere il filo sottile che regge la trama degli eventi che vivi, ti rendi conto che c'è un senso. Qualcosa che è scritto tra le righe, e che devi imparare ad interpretare.

La difficoltà maggiore risiede nell'avere quel giusto distacco che ti consente di osservarti dall'esterno, come se fossi Testimone della tua storia personale. Questo distacco procede dalla capacità, che puoi imparare a sviluppare, di calmare i tuoi pensieri e semplicemente osservarti.





L' Osservazione è il primo passo che compi sul Sentiero che porta alla Conoscenza di Sé.

Osservazione è Conoscenza di Sé
Questa Conoscenza non è di natura intellettuale, anche se puoi cercare di spiegarla con le parole, ma è di natura energetica ed esperienziale, e tocca innanzitutto il tuo Corpo.

È una conoscenza che procede dalla capacità di Esserci, di Essere Presente. Un modo che ci predispone ad imparare semplicemente osservando i nostri pensieri, ascoltando il nostro corpo e i suoi messaggi, le sue sensazioni.

Quando osservi il tuo corpo, cominci a percepirne le reazioni, i nodi che ti porti appresso e che attendono da tanto tempo di essere sciolti. Le emozioni, il vissuto, gli eventi che non hai mai accettato, e che sono rimasti lì, in attesa che li guardassi in faccia.


Con questo blog desidero aiutarti a farti conoscere ciò che il tuo corpo può raccontarti di te. Voglio darti uno strumento che possa tornarti utile per accedere a questo tipo di conoscenza.


Questo strumento è la Meditazione.

Degli spunti di pratica che ti darò, sarai tu a comprendere, e a decidere, cosa farne. Potrà tornarti utile in circostanze insospettate. La potrai utilizzare a tuo vantaggio o a vantaggio di qualcuno che ti è caro. Potrai metterla alla prova nella vita quotidiana e perfino mentre stai dormendo.

È un lavoro duro ma gratificante, in grado di connetterti con il senso più profondo della tua esistenza, senza bisogno di fare viaggi spirituali fino in Tibet o a Katmandu.

È un lavoro che ti sarà utile anche se sei già soddisfatto della stabilità e del buon andamento della tua vita di tutti i giorni; con le sue gioie, fatiche, piccoli o grandi inconvenienti. È un lavoro che può darti la possibilità di cominciare a fare i conti con qualcosa che non conosci, o di cui hai una conoscenza di seconda mano, data dalle religioni, da movimenti spirituali o da gruppi new-age.


Questo blog non vuole darti risposte. Vuole darti sfide, test, prove di valore, di determinazione, di volontà, di intuizione, di fantasia; vuole darti prove evolutive.



Avviso per i naviganti: sebbene ci si metta in viaggio nessuno conosce la rotta.


In cerca di una rotta
La crescita personale, il percorso spirituale, è simile alla navigazione ai tempi dei velieri spagnoli, pur non sapendo esattamente verso cosa ci si sta dirigendo ci si fa guidare dal proprio spirito di avventura, aprendo nuove rotte alla ricerca di nuove terre e di nuovi tesori.

Ognuno in questo viaggio ha la sua nave da governare, e potrà decidere in che modo guidarla, con quale andatura, e facendosi trasportare dal proprio sentire.

Ho scelto di aprire questo blog perché è da più di dieci anni che medito; posso dire di aver fatto pratica. Mi prendo la responsabilità di indicare una rotta, incoraggiando chi vorrà seguirmi a mettere alla prova le esperienze di cui, di volta in volta, parlerò.

Devo avvisarti di una cosa: non mi piacciono i discorsi campati per aria, le esperienze mistiche o una certa new-age. Mi piace l'approccio scientifico, l'osservazione, la sperimentazione, la ripetibilità e riconoscibilità delle esperienze da parte dei diversi praticanti.

La new age, una nuova età dell'oro, la stiamo costruendo adesso, portando avanti una nuova consapevolezza della dimensione spirituale. Forse tra trent’anni se ne potrà parlare in maniera più ragionata, ma per ora i tempi in cui viviamo sono fin troppo interessanti, nel senso che tutto ciò che accade intorno al mondo ha la capacità di farci volgere l'attenzione sempre verso l'esterno.

Io voglio provare ad invertire questa tendenza insieme a te. Voglio provare a rivolgere il nostro sguardo verso l'interno. Per comprendere, e rendere accessibile a chiunque lo desideri, le leggi con cui funziona l’esperienza della meditazione.



Meditare, lo spazio in cui sembra che non accada niente, mentre invece succede di tutto.


Stare in Meditazione
Ad oggi, non ho ancora trovato qualcosa che sia in grado di sostituire, o rimpiazzare adeguatamente, la pratica. Quel momento della giornata in cui ti siedi sul cuscino, a gambe incrociate, accendi una candela, e dal trambusto della giornata che hai appena vissuto, ti ritiri nel tuo personale eremo interiore, a meditare.

La pratica è un Sentiero di Conoscenza, che può essere declinato in innumerevoli modi, tanti quanti sono consentiti dalla tua mente.

Ogni settimana vorrei percorrere insieme a te un sentiero di meditazione, un esercizio specifico, uno degli innumerevoli modi in cui è possibile meditare. Lo percorreremo fino in fondo, così come si portano fino in fondo le serie di un esercizio specifico in palestra, con volontà e determinazione, fino al punto di schiuderne e comprenderne gli effetti principali. In questo blog potremo condividere ciò che troveremo, o potremo tenerlo per noi, a maturare nella nostra anima.

Niente di tutto il tempo speso per meditare va perso. Anche un solo minuto di autentica meditazione, contribuisce al nostro sviluppo personale. Costanza, metodo, volontà e perseveranza, sono necessari tanto quanto la ricettività, l’apertura, la pazienza, e l’affetto per la pratica.



Il nostro sentiero di conoscenza desidera lentezza e consapevolezza. 

Non siamo in cerca di risultati immediati. Questa esperienza è il nostro sentiero di montagna; vogliamo accorgerci del fruscio delle foglie sotto i nostri piedi e dello stormire degli alberi nel vento.

Vogliamo trovare nella pratica qualcosa che migliori la nostra vita, che ci arricchisca e che ci renda più realizzati, anche se questo nell’immediato potrebbe anche non significare necessariamente più felici.

La pratica è tante cose, è come la vita. Nella pratica può trovare posto proprio tutto di noi; anzi, a volte grazie alla pratica sarà come avere una lente di ingrandimento, attraverso cui potremo vedere le origini, e gli effetti, dei nostri comportamenti e dei nostri problemi. Anche questo è conoscenza.

Conosci te stesso, è un monito sempre attuale, è dalla conoscenza di sé che si capisce e si comprendono meglio gli altri e il mondo.

E allora questo è il mio invito, per te che leggi. A farti avanti, a metterti alla prova, a scoprire quanto è bello navigare, e quanto è lunga, e profonda, la nostra sterminata terra interiore.

Vuoi vedere dove ci porta? Seguimi.

Mettersi in cammino